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Italo Svevo
Scrittore
α Trieste 19 dicembre 1861
ω Motta di Livenza 13 settembre 1928
“A differenza delle altre malattie la vita è sempre mortale. Non sopporta cure.”
Italo Svevo, che in realtà si chiamava Aron Hector Schmitz (Ettore Schmitz), nasce a Triste nel 1861. Dal 1874 al 1878 studia con i fratelli in un collegio tedesco in Baviera e nel 1880 inizia a collaborare con il giornale triestino «L’Indipendente». Viene poi assunto presso la filiale triestina della banca Union. Il primo romanzo, “Una vita” esce nel 1892. Dopo sei anni, nel 1898 pubblica “Senilità”. L’anno successivo lascia la banca ed entra nella ditta del suocero, allontanandosi dall’attività letteraria che riprenderà nel 1914 con lo scoppio della guerra, quando la ditta viene requisita e lui può dedicarsi ai suoi studi. La coscienza di Zeno, che lo porta lentamente all’attenzione della critica è datato 1923. Cinque anni dopo trova la morte a causa di un incidente stradale.
Lo scrittore stava tornando da un soggiorno termale a Bormio con la moglie Livia, il nipote Paolo Fonda Savio e l’autista. L’auto esce fuori strada e urta violentemente contro un albero. Tra i feriti sembrava il meno grave. Aveva riportato solo una frattura al femore ma durante il trasporto in ospedale viene colto da un attacco di insufficienza cardiaca con crisi respiratoria. Morirà 24 ore dopo l’incidente, alle 14:30 del 13 settembre del 1928 all’età di 67 anni.
Un convegno organizzato nel 2018 a Motta di Livenza ha permesso di riesaminare ad ottant’anni dall’evento lesivo il referto della morte che riporta unicamente “uremia e insufficienza cardiaca” e alla luce delle odierne conoscenze medico-scientifiche è stato stabilito che la causa della morte era senz’altro riconducibile al sinistro. Secondo il medico legale Marco Cadamuro Morgante «si ritiene verosimile che la morte del sig. Ettore Schmitz sopravvenuta il 13 settembre 1928 a distanza di circa 24 ore dall’incidente stradale avvenuto lungo la Strada Adriatica superiore, poiché risultano soddisfatti il criterio del nesso di causalità lesiva, il criterio cronologico, di efficienza lesiva e di esclusione di altre cause, sia riconducibile ad embolia polmonare conseguita alla frattura del femore sinistro». Tutti gli specialisti concordano sul fatto che oggi lo scrittore triestino, che al momento della morte era poco noto al grande pubblico sebbene avesse ottenuto importanti riconoscimenti critici, sarebbe sopravvissuto grazie alle indagini diagnostiche di laboratorio che si effettuano abitualmente al momento del ricovero e alle moderne tecniche rianimatorie.