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Alessandro Narducci
Chef
α Roma 2 maggio 1989
ω Roma 22 giugno 2018
Il grande cuore di Alessandro, chef stellato e “fratello del mondo”
Un ciclone di sorrisi. Questo era nostro figlio Alessandro. Un ragazzo, solare, con una carica pazzesca di energia, sempre positivo. Per lui non esistevano i problemi perché, diceva, i problemi si affrontano. Ha sempre avuto tanta voglia di vivere, circondato da migliaia di amici e forse proprio per il fatto di essere figlio unico era diventato il “fratello del mondo”.
Alessandro è nato a Roma ma le nostre terre di origine, Calabria e Umbria, lo hanno in qualche modo condizionato in quello che sarebbe diventato il suo percorso professionale, la ristorazione. Di quelle terre Alessandro andava fiero. Da quelle terre ha assorbito le tradizioni culinarie. Era lì che da bambino trascorreva le vacanze estive con i nonni: un mese sul mare della Calabria e un mese tra le colline dell’Umbria. In quei posti è tornato anche da adulto, ne amava i panorami, li viveva appieno.
La passione per la cucina è arrivata, in un certo senso, tardi. Dopo aver frequentato il Liceo Scientifico ha scelto la facoltà di Economia e Commercio a La Sapienza di Roma. Ha dato 11 esami ma l’amore per i fornelli era più forte. Quando ha deciso di cambiare totalmente il corso di studi la sua unica preoccupazione era quella di dare un dolore a noi genitori, vedendo in noi dei modelli da seguire: un papà che si era laureato dopo essersi sposato, che lavorava e contemporaneamente studiava, una mamma che ha rinunciato a “metà” del suo lavoro, facendo un par-time per dedicarsi a lui… È stato cresciuto come un ragazzo indipendente, in casa sapeva fare tutto, era una “massaia” perfetta! E poi era un ragazzo di parola: i viaggi studio che gli abbiamo regalato li meritava veramente. Siamo fieri di lui. Certo, l’idea della laurea sfumata un po’ ci dispiaceva ma nello stesso tempo volevamo che lui trovasse la sua strada. All’inizio temevamo che quella della “cucina” fosse una parentesi, ma Alessandro ci disse: “Vi prometto che sentirete parlare di me”. E cinque anni dopo ci ha portato la “stella”. La passione per la cucina è nata in seguito ad un corso da sommelier professionista presso l’AIS, che gli abbiamo regalato. Alessandro è sempre stato molto curioso, amante del bere, della cucina, ma nulla all’inizio faceva prevedere che sarebbe diventato uno chef stellato. La decisione di regalargli un corso da sommelier professionista è avvenuta quasi per caso: in quel periodo frequentava l’università e il corso dell’AIS assegnava un patentino che gli avrebbe consentito di lavorare in tutto il mondo. Essendo studente abbiamo pensato bene di regalargli un’opportunità che potesse concretizzarsi, volendo, in un mestiere. Volevamo però soprattutto regalargli un’educazione al bere. I giovani spesso, avendo pochi soldi in tasca, non sempre fanno attenzione alla qualità di ciò che bevono. Per questo volevamo che lui imparasse a bere bene, a bere sano e responsabilmente. All’epoca del corso Alessandro aveva 21 anni. Grazie a questa esperienza, superata in modo brillante col massimo dei voti e nel minor tempo possibile, ha scoperto di avere un palato particolare. La stessa AIS, notate queste qualità, lo ha spinto a frequentare dei master da sommelier. Qualcuno aveva infatti capito che Alessandro era tagliato per il mondo della cucina. Da lì è stata un’escalation di successi. Alessandro ha bruciato tutte le tappe, da quando ha iniziato la sua carriera fino all’ottenimento della stella Michelin sono passati appena 5 anni… Ha effettuato il tirocinio nella cucina centrale del Rome Cavalieri “Waldorf Astoria di Roma” (5*L), dove dopo due anni ha ricevuto la qualifica da Demichef de Partie.
Il maestro Heinz Beck aveva visto giusto definendolo un talento naturale. Se non fosse successa la disgrazia quel 22 giugno del 2018, sicuramente sarebbe stato candidato per la seconda stella. Chissà… Alessandro ha iniziato esattamente la sua carriera nel febbraio del 2012 e nel 2017 ha preso la stella, quella proprio “sua”! Le cose sono andate così: nel 2015 lavorava a Dubai negli Emirati Arabi, alla corte di Heinz Beck: qui ha esordito come Chef de Partie e poi come Sous Chef al “Social By Heinz Beck” Waldorf Astoria Palm Jumeirah (5*L). In tre mesi aveva fatto dei progressi che avevano lasciato tutti allibiti. La cosa bella però era un’altra. Alessandro era un elemento “aggregante”, in quella cucina di Dubai erano 16 cuochi, di cui 6 italiani. Tra di loro non c’era complicità. Arrivato Alessandro sono rimasti tutti colpiti perché dopo una settimana aveva organizzato cene, partite di calcetto, si era inventato qualunque cosa pur di compattare il gruppo. Lo stesso Beck ci ha detto che l’aria che si respirava in cucina da quando era arrivato nostro figlio era completamente diversa. In cucina si usa il termine “brigata”, con il quale si indica il team che la rappresenta, ma Alessandro diceva sempre che più che “brigata” i cuochi sono dei “briganti”, dei fuorilegge, come dice la parola, ma non in senso dispregiativo, anzi, dei veri e propri combattenti, perché solo chi vive l’esperienza del cuoco può capire cosa significhi il sacrificio e l’amore per il proprio mestiere.
Una proposta allettante da un punto di vista professionale ma soprattutto affettivo che lo lega indelebilmente alla famiglia Troiani, lo porta a tornare in Italia, come Chef di Cuisine del ristorante “Acquolina Hostaria in Roma”, dove conferma la stella Michelin della guida 2016. Nello stesso anno inizia le docenze, riconosciute dalla Regione Lazio, presso l’Ateneo della cucina Italiana Coquis, dove insegna all’interno dei corsi professionali e di Laurea. Nel Novembre del 2016, invece, ottiene la stella Michelin nella guida 2017. E questa volta lo chef di “Acquolina” era lui e la stella tutta sua. Ecco un’altra delle decisioni che hanno segnato la sua vita: nell’aprile del 2017, decide di entrare completamente a far parte di questo progetto, acquistando il Brand “Acquolina” e trasferendo il ristorante nella prestigiosa sede del “The first luxury art Hotel di Roma” in Via del Vantaggio (5*L), a pochi passi da Piazza del Popolo, del quale è Executive Chef, socio e titolare. E contemporaneamente, nella medesima sede, dare vita ad “Acquaroof”, bistrò situato nella terrazza panoramica dell’albergo.
Fin da bambino Alessandro aveva in testa di voler fare l’imprenditore, voleva creare qualcosa di suo, farsi da solo. Che era un bambino intraprendente lo avevamo capito già da quando aveva quattro anni e mezzo. La sorella del papà di Alessandro è laureata in Lettere con indirizzo teatro e spettacolo e come tutti gli studenti faceva i provini per le pubblicità. Un giorno non sapevamo a chi affidare Alessandro poiché lavoravamo; lei si offre di tenerlo e lo porta con sé ad uno di questi provini. La regista che doveva farle il provino restò incantata da questo bambino, dalla sua spontaneità e a distanza di qualche mese venimmo ricontattati perché cercavano dei bambini per il “Liolà” di Pirandello con Lando Buzzanca. Volevano Alessandro a tutti i costi, ma noi genitori non potevamo seguirlo in tournée perché lavoravamo. Così fecero il contratto anche alla zia come membro del coro. Era il 1994. Alessandro per sei mesi ha calcato i palcoscenici dei più grandi teatri italiani, noi lo seguivamo nel fine settimana in giro per l’Italia e anche lì dimostrò una grande attenzione verso gli altri, nonostante i suoi soli 5 anni. Quando un attore di teatro arriva in città deve procurarsi un posto in cui dormire e individuare un luogo in cui mangiare. Lui accompagnava Mario Donatone, noto caratterista del cinema italiano che faceva parte della compagnia diventato suo grande amico nonostante la differenza di età, a cercare l’alloggio per tutti, la trattoria per tutti e Alessandro conservava tutti i biglietti da visita e poi ce li portava a casa e diceva “Quando si va in giro con la tournée bisogna cercare un posto dove mangiare e dove dormire e il segreto è andare dove vanno i camionisti perché si spende poco e si mangia bene!”. Finita questa esperienza il cinema ha continuato a cercarlo, ma quel mondo non ci piaceva e visto che non potevamo seguirlo per impegni lavorativi e sarebbe dovuto andare in giro da solo non abbiamo consentito che proseguisse. Aveva doti istrioniche che lo hanno contraddistinto anche da adulto. I suoi clienti erano rapiti dal modo che aveva di interfacciarsi con loro. Alessandro era perfettamente bilingue e capitava anche che ai clienti americani raccontasse le barzellette romane in americano. Anche se la “padella” era la sua passione non vedeva l’ora di uscire in sala e fare il suo show. Amava coccolare il cliente, addirittura capitava che a qualcuno desse un passaggio fino a casa per evitare che prendesse il taxi. Questa euforia era solo una faccia della medaglia, perché Alessandro in realtà era anche molto umile, sempre esigente, studioso e attento a tutto ciò che faceva; non parlava mai se non era padrone della materia.
A casa cucinava per mamma e papà, cose semplici ma buonissime. Già da adolescente ci faceva trovare la cena pronta al rientro dal lavoro. Con gli amici era il re della padella e della brace! Chiunque lo ricorda perché quando era a casa apriva il frigorifero e con gli ingredienti che trovava elaborava cose stupende. Ignari di quello che sarebbe diventato.
Alessandro ha trovato un fratello maggiore nello zio Claudio, il fratello della mamma. Li separavano dieci anni e Claudio lo ha sempre portato con sé, con la sua comitiva di amici. Questa cosa ad Alessandro piaceva tantissimo perché gli dava modo di “pavoneggiarsi” con i suoi amici per il fatto di poter far tardi insieme all’amatissimo “Zì Cla”. Claudio ci ha sempre detto che il suo desiderio più grande era quello di avere un giorno un figlio bravo la metà di quanto era Alessandro. Riusciva ad essere talentuoso in tutto: gli amici di Claudio gli avevano regalato delle palline da giocoliere e lui strabiliava tutti facendole volteggiare; si dava alle imitazioni scatenando risate come quella volta che fece uno scherzo al nonno imitando al telefono Berlusconi e facendosi reggere lo scherzo dallo zio sempre complice, si faceva venire le vesciche alle mani per giocare a biliardino ma doveva vincere il torneo, giocava a calcetto scendendo in campo come fosse un calciatore professionista. Qualunque cosa doveva farla al massimo. Era ammaliante. Claudio è stata la persona che lo ha vissuto in maniera più intima. A lui poteva chiedere tutto e fargli fare di tutto.
Con la sua famiglia Alessandro ha condiviso sempre tutti i suoi successi. Da qualche mese lavorava con Giulia Puleio. Giulia era la sorella di un suo carissimo amico ed era esattamente la persona che cercava per coprire il ruolo di Chef de Rang nel ristorante di via del Vantaggio. L’aveva voluta fortemente perché era una ragazza precisa, maniacale come lui, attenta, molto garbata e molto preparata. Da poco era rientrata da Londra. Tutte le persone che lavoravano con Alessandro dovevano passare una selezione importante soprattutto con lui, anche a livello umano ed empatico, perché per lui il comportamento e la serietà erano fondamentali. Giulia aveva tutte le caratteristiche che Alessandro desiderava in una collaboratrice; per lei aveva grandi progetti. Era il mese di giugno del 2018. Alessandro era impegnato con Vinòforum, rassegna enogastronomica che si svolge a Roma. Stava per diventare testimonial per note marche di champagne e di pasta e avrebbe dovuto firmare questi due contratti importanti da lì a qualche giorno. A Vinòforum si esibiva in show-cooking, seminari, eventi. La sera del 21 giugno aveva terminato la sua giornata al Vinòforum e doveva tornare a casa. Decise invece di tornare da “Acquolina” per due motivi: sia perché un suo amico lo stava aspettando per festeggiare con un brindisi il suo compleanno sia perché con Giulia si erano fatti una promessa. Giulia avrebbe presentato ad Alessandro un suo carissimo amico, noto bartender in arrivo da Londra, mentre Alessandro avrebbe presentato a Giulia il maestro Heinz Beck ospite di Vinòforum. L’appuntamento era per tutti lì. Giulia aveva appena terminato la sua giornata lavorativa da “Acquolina”. Prima di partire dal ristorante per tornare alla rassegna Alessandro, che era in scooter, dice a Giulia che l’avrebbe portata con lui solo se avesse avuto un casco, altrimenti sarebbe rientrato a casa. Giulia riesce a trovare il casco. E sono andati via. Mai avessero trovato quel casco… Stavano percorrendo il Lungotevere della Vittoria, quando all’improvviso sono stati travolti da un’auto che ha invaso la strada contromano. Una distrazione fatale. Alessandro è deceduto sul momento, Giulia nove minuti dopo. Il primo a prestare soccorsi era un nostro amico che abita da quelle parti. All’inizio non lo aveva riconosciuto, quando ha sentito il nome ha capito che davanti a lui aveva quel ragazzino che aveva visto crescere e che ogni tanto andava a trovarlo quando il papà lavorava in Accademia in via di Ripetta. Anche l’auto con a bordo Heinz Beck, reduce da Vinòforum, passa sul Lungotevere. Ma Beck non poteva di certo immaginare che sotto quel lenzuolo bianco c’era il suo adorato allievo.
La pattuglia della Polizia Locale che è intervenuta non aveva neanche l’etilometro a bordo. Quindi all’automobilista non è stato fatto neanche l’alcoltest e non sapremo mai se era sotto effetto di alcol. Hanno chiesto rinforzi ma quella sera nel solo quadrante Roma Nord c’erano altri tre incidenti. Al conducente dell’auto non è stato nemmeno sequestrato il cellulare per magari appurare una distrazione dovuta all’uso dello stesso alla guida. Quando ancora nessuno di noi conosceva la dinamica dell’incidente ci sentivamo in colpa con i genitori di Giulia perché credevamo di aver portato via loro una figlia. Ma Cristina e Pasquale, con cui è nato un legame che va oltre l’amicizia, ci hanno sempre detto che Giulia no sarebbe mai salita in scooter con una persona della quale non si fidava.
Al funerale di Alessandro c’erano 4000 persone. Era un ragazzo amatissimo da tutti. Pur essendo un personaggio pubblico non aveva perso l’umiltà. Se vedeva per strada una vecchietta che faticava a portare la spesa si avvicinava per aiutarla. Cercava sempre di aiutare i più deboli. Ha aiutato tantissimi amici ad uscire da situazioni problematiche, dando loro un mestiere, restituendo loro la dignità. Non ha mai abbandonato nessuno perché diceva sempre che bisogna dare una seconda chance a chiunque. Viveva per gli altri. Sono arrivati messaggi di condoglianze da tutto il mondo perché Alessandro, da esperto di cucina molecolare teneva lezioni in videoconferenza dall’America al Giappone. Il giorno del funerale, dopo che il feretro è uscito dalla chiesa tra gli applausi, abbiamo voluto fare un brindisi e liberare in aria decine di palloncini bianchi, per rendere il giusto tributo al nostro ragazzo.
La storia di Alessandro deve insegnare che quando si guida bisogna avere la consapevolezza di avere in mano un’arma impropria e bisogna essere rispettosi della propria vita e di quella degli altri. Bisogna essere attenti alle regole, guidare con serenità ma con consapevolezza: essere onesti con se stessi. È quello che abbiamo sempre insegnato a nostro figlio a cui dicevamo che se uscendo la sera non se la sentiva di guidare era meglio fermarsi in qualche posto o chiamare mamma e papà. La vita è una cosa preziosa: l’acceleratore, la distrazione, il guidare con una mano sola, il non rispetto, in un attimo ti portano via tutto.
Ora sul luogo del sinistro è tutto illuminato a giorno. Subito dopo l’incidente il Comune ha provveduto ad incrementare le luci. Prima era buio pesto. Il Lungotevere della Vittoria era una delle strade con maggior tasso di incidentalità della Capitale. Anche il manto stradale è stato rifatto. Perché le amministrazioni decidono di intervenire sempre e solo dopo? Ad essere illuminato c’è anche un albero, l’albero di Alessandro e Giulia, un omaggio alla loro memoria. Quello deve essere un luogo dove riflettere.
Mamma e papà